Gli esami per la salute del fegato: quali fare e con quale frequenza 

Tabella dei Contenuti

Il fegato, un organo vitale da proteggere 

Il fegato è uno degli organi più importanti e complessi del corpo umano. Ha un ruolo cruciale nella digestione, nel metabolismo, nella disintossicazione dell’organismo e nella regolazione di molte funzioni vitali. Nonostante il suo straordinario potere rigenerativo, è un organo che può subire danni gravi e irreversibili se non monitorato con attenzione. Prendersi cura della salute del fegato è fondamentale per garantire il benessere generale dell’organismo. 

Situato nella parte superiore destra dell’addome, sotto il diaframma, il fegato pesa circa 1,5 kg in un adulto sano ed è costituito da due lobi principali. Questo organo filtra il sangue proveniente dall’apparato digerente prima di distribuirlo al resto del corpo. Produce la bile necessaria per la digestione dei grassi, immagazzina glicogeno e vitamine, metabolizza farmaci, alcol e tossine, e contribuisce alla coagulazione del sangue. 

Data la sua importanza strategica, è essenziale sottoporsi regolarmente ad esami per la salute del fegato, specialmente in presenza di fattori di rischio come il consumo di alcol, l’obesità, l’uso di farmaci epatotossici o patologie pregresse. Vediamo quali sono i principali test diagnostici, a cosa servono, e con quale frequenza dovrebbero essere effettuati per monitorare lo stato del fegato in modo efficace. 

1. Gli esami principali per monitorare la salute del fegato 

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Gli esami del sangue rappresentano il primo step fondamentale per valutare la salute del fegato, perché forniscono indicazioni immediate e affidabili sulla funzionalità epatica, sulla presenza di infiammazione o danno cellulare, e su eventuali alterazioni strutturali. Il cosiddetto pannello epatico – o profilo epatico – è un insieme di analisi specifiche in grado di restituire un quadro complessivo delle condizioni del fegato. Questi test sono semplici da eseguire, poco invasivi e a basso costo, ma estremamente preziosi per la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie epatiche. 

ALT (Alanina Aminotransferasi) 

L’ALT è un enzima presente principalmente nelle cellule epatiche. In condizioni normali, è presente nel sangue in quantità molto basse. Un aumento dei valori di ALT è uno dei primi segnali di un danno epatocellulare, ovvero di una sofferenza diretta delle cellule del fegato. È particolarmente sensibile nei casi di epatite acuta, sia virale che tossica, e può aumentare anche di 10-20 volte rispetto ai valori normali. Tuttavia, un lieve aumento può essere presente anche in caso di fegato grasso (steatosi epatica). 

AST (Aspartato Aminotransferasi) 

L’AST è un altro enzima che, a differenza dell’ALT, si trova anche in altri tessuti come cuore, muscoli e reni. Per questo motivo, sebbene l’AST sia utile per valutare la salute del fegato, i suoi livelli possono essere influenzati anche da condizioni extraepatiche (come infarto del miocardio o lesioni muscolari). Quando AST e ALT sono entrambe elevate, ma in modo proporzionale, è probabile un danno epatico. 

GGT (Gamma-Glutamil Transferasi) 

La GGT è un enzima che si eleva in modo specifico in presenza di danni legati al consumo di alcol o a un’ostruzione delle vie biliari. È spesso considerato un indicatore precoce di colestasi (blocco del flusso biliare) e un utile marcatore per monitorare l’abuso cronico di alcol. La GGT tende ad aumentare anche in presenza di farmaci epatotossici o sostanze chimiche. Un livello isolatamente elevato di GGT può richiedere ulteriori accertamenti per escludere epatopatie iniziali. 

Fosfatasi Alcalina (ALP) 

L’ALP è un enzima presente principalmente nelle cellule delle vie biliari, ma anche in ossa e placenta. Un aumento significativo dell’ALP, soprattutto se associato a GGT elevata, è spesso indice di ostruzione biliare intra o extraepatica (come calcoli, tumori, colangite). Valori elevati in assenza di problemi epatici possono essere legati a condizioni ossee (es. morbo di Paget, fratture) e vanno sempre interpretati nel contesto clinico. 

Bilirubina totale e frazionata 

La bilirubina è un pigmento derivato dalla degradazione dell’emoglobina. Si distingue in bilirubina indiretta (non coniugata) e bilirubina diretta (coniugata). L’aumento della bilirubina totale può portare all’ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi) e indica un possibile malfunzionamento epatico o un’ostruzione delle vie biliari. Un’analisi dettagliata delle frazioni consente di capire se il problema è a livello di produzione (anemia emolitica), di trasporto o di escrezione da parte del fegato. 

Albumina 

L’albumina è una proteina prodotta esclusivamente dal fegato. Rappresenta un indice diretto della funzione sintetica epatica. Valori bassi di albumina possono indicare una disfunzione cronica del fegato, come nella cirrosi, oppure una condizione di malnutrizione o infiammazione sistemica. Poiché l’albumina ha un’emivita lunga (circa 20 giorni), i suoi valori riflettono la funzionalità epatica nel medio-lungo termine. 

Tempo di Protrombina (PT) o INR 

Il tempo di protrombina misura la capacità del sangue di coagulare, basandosi su fattori prodotti dal fegato. Un PT allungato (o un INR elevato) può indicare una compromissione della capacità di sintesi del fegato, come si verifica nella cirrosi scompensata o nelle epatiti fulminanti. È uno dei parametri chiave per valutare la gravità dell’insufficienza epatica. 

Altri marker utili (non sempre inclusi nel pannello base) 

  • LDH (Lattato Deidrogenasi): può essere elevato in epatiti acute. 
  • Ammoniemia: utile in casi di encefalopatia epatica. 
  • Ceruloplasmina e rame urinario: per diagnosi di malattie genetiche come la malattia di Wilson. 
  • Ferritina e transferrina: in caso di sospetta emocromatosi (accumulo di ferro nel fegato). 

Frequenza consigliata degli esami del sangue per la salute del fegato 

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La frequenza degli esami del sangue per il monitoraggio della salute del fegato varia a seconda della condizione clinica del paziente, dei fattori di rischio e dell’età: 

  • Persone sane senza fattori di rischio: 
    Si consiglia di eseguire il pannello epatico una volta all’anno come parte del check-up annuale. 
  • Pazienti con diagnosi di epatite virale cronica (HBV, HCV): 
    È raccomandato un monitoraggio ogni 3-6 mesi, o secondo quanto indicato dallo specialista epatologo. 
  • Consumatori abituali di alcol o ex-alcolisti: 
    Controlli ogni 6 mesi, anche in assenza di sintomi, per verificare l’eventuale insorgenza di steatosi o fibrosi. 
  • Obesi, diabetici, soggetti con sindrome metabolica o steatosi epatica (NAFLD/NASH): 
    Esami da ripetere ogni 6-12 mesi, in base all’evoluzione clinica e alla risposta a dieta ed esercizio. 
  • Pazienti in trattamento farmacologico cronico (antiepilettici, chemioterapici, statine, ecc.): 
    Monitoraggio trimestrale o semestrale, per verificare la tolleranza epatica ai farmaci. 
  • Soggetti con cirrosi o insufficienza epatica nota: 
    Esami ogni 1-3 mesi, in base alla gravità del quadro clinico e alla necessità di adeguamento terapeutico. 

In conclusione, gli esami del sangue sono lo strumento più accessibile ed efficace per iniziare un percorso di prevenzione, diagnosi e follow-up delle patologie epatiche; gli esami clinici sono da eseguirsi su indicazione del Medico di Medicina Generale o da un Medico Specialista.  Interpretabili solo da un professionista, rappresentano il primo livello diagnostico essenziale per mantenere la salute del fegato sotto controllo e intervenire in modo tempestivo in caso di alterazioni. 

2. Ecografia addominale 

L’ecografia addominale – in particolare l’ecografia epatica – è una delle indagini più utilizzate per valutare la salute del fegato. Si tratta di un esame diagnostico non invasivo, indolore e privo di radiazioni ionizzanti, che sfrutta ultrasuoni ad alta frequenza per produrre immagini in tempo reale degli organi interni, in particolare del fegato e delle vie biliari. Proprio per la sua semplicità, sicurezza e accessibilità, rappresenta il primo approccio strumentale nei pazienti con sospette patologie epatiche o come esame di screening. 

L’ecografia consente di ottenere informazioni preziose non solo sulle dimensioni e morfologia del fegato, ma anche sulla struttura del parenchima epatico e sull’eventuale presenza di: 

  • Steatosi epatica (fegato grasso): il fegato appare iperecogeno, ovvero più brillante, a causa dell’accumulo di grasso. È una delle alterazioni più comuni, legata a obesità, diabete e sindrome metabolica. 
  • Lesioni focali epatiche: come cisti, angiomi, noduli, metastasi o tumori primitivi (come il carcinoma epatocellulare). L’ecografia consente di localizzare e valutare la natura sospetta di tali lesioni. 
  • Segni di cirrosi epatica: come irregolarità dei margini, alterazione della struttura interna, nodularità del parenchima, ingrossamento della milza e presenza di ascite (liquido in addome). 
  • Dilatazione delle vie biliari: che può indicare un’ostruzione da calcoli, tumori o infiammazione (colangite). 
  • Alterazioni della vascolarizzazione epatica: con l’ausilio della modalità Doppler, è possibile esaminare il flusso sanguigno della vena porta e delle vene epatiche, utile nella valutazione dell’ipertensione portale. 

Inoltre, l’ecografia può evidenziare alterazioni accessorie correlate alla salute del fegato, come: 

  • Presenza di liquido libero in addome (segno di scompenso epatico) 
  • Variazioni del volume epatico (epatomegalia o atrofia) 
  • Calcificazioni o esiti cicatriziali di precedenti infezioni o traumi 

Quando è utile eseguire l’ecografia epatica 

L’ecografia è indicata non solo per confermare sospetti clinici, ma anche come strumento di prevenzione e monitoraggio regolare. Viene spesso prescritta in presenza di: 

  • Alterazioni degli esami del sangue epatici (ALT, AST, GGT elevati) 
  • Sintomi come dolore al fianco destro, gonfiore, stanchezza cronica, prurito o ittero 
  • Segni di epatomegalia alla palpazione 
  • Patologie metaboliche (diabete, dislipidemie, obesità viscerale) 
  • Uso cronico di farmaci epatotossici 
  • Sospetta epatite virale o epatopatia cronica 
  • Familiarità per tumori epatici o malattie autoimmuni 

Vantaggi dell’ecografia epatica 

  • È rapida (15-20 minuti) e non richiede anestesia 
  • Non comporta esposizione a radiazioni (a differenza di TAC e RMN) 
  • Può essere ripetuta più volte anche a breve distanza 
  • È ampiamente disponibile e a costi contenuti 
  • Fornisce un primo livello di diagnosi affidabile per numerose condizioni epatiche 

Per un’ecografia epatica ottimale, è consigliabile presentarsi a digiuno da almeno 6-8 ore, in modo da ridurre la quantità di gas intestinale e ottenere immagini più nitide. 

Frequenza consigliata 

La frequenza con cui eseguire l’ecografia epatica dipende dalla presenza o meno di fattori di rischio individuali per malattie del fegato. Ecco le principali raccomandazioni: 

  • Soggetti sani, asintomatici, senza fattori di rischio: 
    È consigliato un esame ecografico ogni 2 anni come parte di uno screening preventivo generale, soprattutto dopo i 40 anni. 
  • Soggetti con fattori di rischio o condizioni predisponenti: 
    In presenza di diabete, obesità, dislipidemia, ipertensione arteriosa, consumo abituale di alcol, uso cronico di farmaci o sospetta epatopatia, è raccomandato un controllo annuale o ogni 6-12 mesi, a seconda dell’evoluzione clinica. 
  • Pazienti con diagnosi nota di steatosi epatica non alcolica (NAFLD), epatite cronica, cirrosi o tumori epatici: 
    L’ecografia diventa strumento fondamentale di follow-up e va eseguita anche ogni 6 mesi, soprattutto in associazione con altri esami (come il dosaggio dell’alfa-fetoproteina) per monitorare l’eventuale insorgenza di complicanze, come il carcinoma epatocellulare. 
  • Dopo il riscontro di alterazioni agli esami del sangue epatici (ALT/AST/GGT elevati): 
    L’ecografia va eseguita immediatamente, anche in assenza di sintomi clinici, per identificare le cause del danno epatico e impostare una corretta diagnosi. 

In sintesi, l’ecografia epatica è uno strumento diagnostico di primo livello essenziale per valutare la salute del fegato in modo sicuro, tempestivo e non invasivo e da eseguirsi su indicazione del Medico di Medicina Generale o da un Medico Specialista. L’integrazione di questo esame nel check-up di routine rappresenta una scelta strategica per individuare precocemente patologie epatiche silenziose e prevenirne l’evoluzione in forme gravi o irreversibili. Affidarsi a laboratori specialistici come il Laboratorio ANSA garantisce un monitoraggio accurato e professionale con apparecchiature all’avanguardia e referti rapidi. 

3. Esami sierologici per epatiti virali 

Gli esami sierologici per le epatiti virali rappresentano uno strumento diagnostico fondamentale per identificare precocemente l’infezione da virus epatotropi, che costituiscono una delle principali minacce alla salute del fegato a livello mondiale. I virus dell’epatite A (HAV), epatite B (HBV) ed epatite C (HCV) sono responsabili di un ampio spettro di malattie epatiche, che vanno dalla forma acuta transitoria alla malattia cronica progressiva, con esiti potenzialmente gravi come cirrosi epatica e carcinoma epatocellulare. 

Queste infezioni virali spesso decorrono in modo asintomatico per lunghi periodi, soprattutto nel caso delle epatiti B e C. Per questo motivo, la diagnosi sierologica precoce è cruciale non solo per avviare tempestivamente un trattamento, ma anche per interrompere la trasmissione del virus ad altre persone e prevenire danni permanenti alla salute del fegato. 

Epatite B: i principali marcatori sierologici 

L’epatite B è una malattia virale a trasmissione ematica e sessuale. La sierologia per l’HBV è complessa, ma estremamente utile per distinguere tra infezione attiva, guarigione, immunità o stato di portatore. I principali marker sono: 

  • HBsAg (Antigene di superficie dell’epatite B) 
    La sua presenza indica un’infezione attiva in corso. Se permane per oltre sei mesi, la malattia si considera cronica (stato di portatore sano). 
  • Anti-HBs (Anticorpi contro l’antigene di superficie) 
    Indicano immunità al virus, ottenuta tramite vaccinazione o dopo guarigione da infezione naturale. 
  • Anti-HBc (Anticorpi totali contro il core antigen) 
    Indicano contatto pregresso con il virus. Se presenti insieme a HBsAg, l’infezione è in corso; se presenti da soli, può indicare infezione pregressa risolta o latente. 
  • HBeAg e Anti-HBe (opzionali) 
    Servono a valutare l’infettività del soggetto e la replicazione virale. 
  • HBV-DNA (quantitativo) 
    Misura la carica virale ed è fondamentale per impostare la terapia e monitorarne l’efficacia. 

Epatite C: test di screening e conferma 

L’epatite C si trasmette principalmente per via ematica (trasfusioni, droghe iniettabili, strumenti contaminati). È spesso asintomatica fino a quando non provoca fibrosi avanzata o cirrosi. 

  • Anti-HCV (anticorpi anti-virus epatite C) 
    È il test di screening che indica un contatto con il virus. Tuttavia, un risultato positivo non conferma la presenza di infezione attiva. 
  • HCV-RNA (qualitativo o quantitativo) 
    Indica se il virus è ancora presente nel sangue. La positività conferma un’infezione cronica attiva e richiede trattamento antivirale. Serve anche per monitorare la risposta alla terapia. 
  • Genotipo HCV (opzionale) 
    Può aiutare nella scelta terapeutica, anche se con le nuove terapie pan-genotipiche l’uso è meno frequente. 

Epatite A: marcatori per diagnosi e immunità 

L’epatite A è una malattia acuta a trasmissione oro-fecale, spesso associata a scarsa igiene o consumo di acqua e cibi contaminati. Di solito non evolve in forma cronica, ma può causare forme acute gravi. 

  • Anti-HAV IgM 
    Indicano un’infezione acuta in atto. Sono utili per la diagnosi clinica in presenza di sintomi come nausea, ittero e affaticamento. 
  • Anti-HAV IgG 
    Indicano immunità duratura, naturale (dopo infezione) o acquisita tramite vaccinazione. La loro presenza è rassicurante in quanto significa che il soggetto è protetto dal virus. 

Quando fare gli esami sierologici per le epatiti? 

Gli esami sierologici vanno eseguiti in modo mirato o come screening di prevenzione, anche in soggetti asintomatici, soprattutto quando ci sono fattori di rischio per infezione. Le categorie per cui questi test sono fortemente raccomandati includono: 

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  • Operatori sanitari o lavoratori esposti a sangue e aghi 
  • Pazienti dializzati o sottoposti a trasfusioni 
  • Persone con tatuaggi o piercing eseguiti in ambienti non sterili 
  • Partner sessuali di soggetti positivi 
  • Persone con comportamenti sessuali a rischio 
  • Soggetti con storia di uso di droghe iniettabili 
  • Individui provenienti da aree geografiche ad alta endemia 
  • Prima di una gravidanza o in gravidanza 
  • Prima della vaccinazione per HBV o HAV 
  • Pazienti con alterazioni inspiegabili degli enzimi epatici 
  • Richiedenti certificazioni sanitarie per viaggi o lavoro 

Frequenza consigliata 

La frequenza degli esami sierologici per epatiti virali dipende dalla situazione clinica, dal rischio di esposizione e dallo status vaccinale del soggetto: 

  • Una tantum, per tutti, in fase di screening iniziale: 
    Serve a stabilire se si è protetti, infetti o suscettibili a epatiti A, B o C. È particolarmente indicato prima della vaccinazione o in presenza di valori epatici alterati. 
  • Ogni anno, o più frequentemente, per soggetti a rischio: 
    Gli operatori sanitari, pazienti immunocompromessi, emodializzati, persone con HIV, tossicodipendenti o partner di soggetti positivi dovrebbero sottoporsi a monitoraggi annuali o semestrali, secondo le linee guida cliniche. 
  • Prima e dopo la vaccinazione contro HAV o HBV: 
    Per verificare la sieroconversione (cioè lo sviluppo di anticorpi protettivi) e confermare l’efficacia della vaccinazione. 
  • Dopo esposizione sospetta o incidente con materiali biologici: 
    In questi casi, il test va eseguito immediatamente e ripetuto dopo 1, 3 e 6 mesi per confermare o escludere l’infezione. 

In conclusione, gli esami sierologici per le epatiti virali sono fondamentali per la diagnosi precoce, la prevenzione e il controllo delle infezioni che possono danneggiare in modo irreversibile la salute del fegato; tali esami sono da eseguirsi su indicazione del Medico di Medicina Generale o da un Medico Specialista 

4. Alfa-fetoproteina (AFP) 

L’alfa-fetoproteina (AFP) è una glicoproteina normalmente prodotta durante lo sviluppo fetale dal sacco vitellino e successivamente dal fegato embrionale. Nei soggetti adulti sani, i livelli di AFP sono generalmente molto bassi o non rilevabili. Tuttavia, in alcune condizioni patologiche – in particolare in presenza di carcinoma epatocellulare (HCC) – i suoi valori possono aumentare sensibilmente, rendendola un marcatore tumorale utile nella valutazione della salute del fegato. 

L’AFP è considerata uno dei principali biomarcatori per il tumore primitivo del fegato, e la sua determinazione nel sangue trova impiego soprattutto in soggetti con cirrosi epatica o epatiti croniche virali (HBV e HCV), condizioni note per aumentare il rischio di evoluzione maligna del tessuto epatico. 

Quando è utile misurare l’AFP? 

L’utilizzo dell’AFP va sempre contestualizzato nel quadro clinico complessivo. Di seguito le principali indicazioni: 

  • Monitoraggio in pazienti con cirrosi epatica (di origine virale, alcolica, autoimmune o metabolica) 
  • Sorveglianza in pazienti con epatite B o C cronica, anche in assenza di cirrosi, ma con fattori di rischio aggiuntivi 
  • Follow-up post-terapia oncologica: nei pazienti già trattati per HCC, la riduzione dei livelli di AFP può indicare risposta terapeutica, mentre un nuovo incremento può suggerire recidiva 
  • Guida nel sospetto clinico di neoplasia epatica in presenza di lesioni indeterminate all’imaging 

È importante sottolineare che un valore elevato di AFP non è sempre sinonimo di tumore: anche alcune condizioni benigne (come rigenerazione epatica intensa, epatite acuta, gravidanza o alcune neoplasie non epatiche) possono determinare un aumento dei livelli sierici. 

Frequenza consigliata dell’AFP per il monitoraggio della salute del fegato 

L’AFP non è indicata come esame di routine nella popolazione generale o nei soggetti senza patologie epatiche note. Tuttavia, nei contesti clinici adeguati, può essere uno strumento prezioso per proteggere e monitorare la salute del fegato; l’esame è da eseguirsi su indicazione del Medico di Medicina Generale o da un Medico Specialista 

L’importanza dell’interpretazione clinica 

L’interpretazione dell’AFP deve sempre essere eseguita da un medico esperto in epatologia o oncologia. Valori isolati fuori range non sono sufficienti per porre una diagnosi: devono essere confrontati nel tempo, integrati con gli esami di imaging e analizzati alla luce della storia clinica del paziente. 

5. TAC e Risonanza Magnetica (RMN) addominale 

La TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) e la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) dell’addome sono esami di imaging avanzati di secondo livello, fondamentali per lo studio approfondito della salute del fegato. Queste indagini diagnostiche vengono generalmente prescritte in seguito al riscontro di anomalie sospette rilevate durante un’ecografia epatica o in presenza di alterazioni significative nei test del sangue. 

Pur essendo tecniche complementari, TAC e RMN si distinguono per caratteristiche tecniche, indicazioni cliniche e sensibilità diagnostica. Entrambe consentono una valutazione dettagliata della morfologia epatica, dell’integrità dei vasi sanguigni, della presenza di lesioni focali epatiche e dell’eventuale diffusione di malattia a strutture adiacenti. 

TAC Addome con mezzo di contrasto 

La TAC epatica utilizza raggi X e un sofisticato sistema di elaborazione digitale per ricostruire immagini in sezioni sottili del fegato. L’impiego del mezzo di contrasto iodato consente di esaminare la vascolarizzazione epatica e distinguere meglio tra tessuti normali e patologici. 

Indicazioni principali della TAC epatica: 

  • Valutazione di noduli epatici sospetti scoperti con ecografia 
  • Studio di eventuali masse tumorali primitive o secondarie (metastasi da altri tumori) 
  • Diagnosi e stadiazione della cirrosi epatica e delle sue complicanze 
  • Analisi di traumi addominali con possibile coinvolgimento epatico 
  • Studio preoperatorio per trapianto di fegato o interventi chirurgici 

La TAC ha il vantaggio di essere rapida e molto precisa, ma comporta l’esposizione a radiazioni ionizzanti, motivo per cui il suo uso deve essere sempre giustificato da un reale sospetto clinico. 

Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) epatica 

La RMN epatica, soprattutto quando eseguita con mezzo di contrasto paramagnetico offre immagini ad altissima risoluzione del parenchima epatico, delle vie biliari e dei vasi sanguigni. Rispetto alla TAC, la RMN non espone il paziente a radiazioni e risulta particolarmente sensibile nella caratterizzazione dei tumori epatici, differenziando tra lesioni benigne e maligne. 

Indicazioni principali della RMN epatica: 

  • Studio di lesioni epatiche non ben definite alla TAC o ecografia 
  • Caratterizzazione di noduli nei pazienti con cirrosi o epatopatie croniche 
  • Studio dettagliato delle vie biliari intra ed extraepatiche (colangio-RMN) 
  • Monitoraggio delle recidive tumorali in pazienti oncologici 
  • Follow-up in pazienti con epatite cronica virale o NAFLD avanzata 

Un vantaggio della RMN è l’alta sensibilità nella diagnosi precoce di neoplasie epatiche anche di piccole dimensioni, non sempre visibili all’ecografia. 

Frequenza consigliata di TAC e RMN per la salute del fegato 

Non essendo esami di routine per la popolazione generale, TAC e RMN epatica devono essere eseguite solo su indicazione medica, a seconda del quadro clinico e dei risultati di primo livello. 

  • In soggetti sani: non sono necessari, a meno che non emerga un sospetto clinico specifico. 
  • In pazienti con patologie epatiche croniche (cirrosi, epatite B o C cronica, steatoepatite avanzata, sospette lesioni nodulari): la RMN può essere indicata ogni 6-12 mesi per il monitoraggio della progressione di malattia e la diagnosi precoce di tumori. 
  • Dopo alterazioni dell’ecografia o degli esami del sangue: la TAC o la RMN vengono richieste per approfondire la natura delle anomalie. 
  • In pazienti oncologici: la RMN epatica può essere programmata con cadenza periodica, secondo le linee guida oncologiche per il follow-up post-terapia o chirurgia. 

L’utilizzo mirato di TAC e RMN addominale è fondamentale per una diagnosi completa e per la gestione clinica dei pazienti con patologie epatiche. Questi esami forniscono una visione dettagliata del parenchima epatico, permettendo ai medici di valutare dimensioni, consistenza, vascolarizzazione e presenza di eventuali lesioni o alterazioni. 

Salute del fegato: quando iniziare i controlli e perché sono così importanti 

Monitorare la salute del fegato fin da giovani può fare la differenza tra una diagnosi precoce e l’insorgere silenzioso di patologie croniche. Il fegato è un organo silenzioso: molte malattie epatiche sono asintomatiche per anni e si scoprono solo quando il danno è ormai avanzato. 

Le categorie a rischio che dovrebbero effettuare controlli regolari includono: 

  • Persone in sovrappeso o obese 
  • Diabetici e dislipidemici 
  • Forti consumatori di alcol 
  • Pazienti con storia familiare di malattie epatiche 
  • Soggetti sottoposti a terapie farmacologiche croniche 
  • Chi ha tatuaggi o piercing in ambienti non sterili 
  • Chi ha avuto rapporti sessuali non protetti 

Agire preventivamente significa preservare non solo la salute del fegato, ma anche la salute generale: un fegato compromesso può influire sul cuore, sul cervello, sulla digestione, e sul sistema immunitario. 

Prevenzione e stile di vita: la prima cura per la salute del fegato 

Oltre agli esami diagnostici, la salute del fegato si tutela ogni giorno attraverso uno stile di vita sano: 

  • Alimentazione bilanciata: ricca di fibre, povera di grassi saturi e zuccheri. 
  • Attività fisica regolare: almeno 150 minuti a settimana. 
  • Limitazione dell’alcol: meglio eliminarlo del tutto. 
  • Evitare l’automedicazione: soprattutto con integratori o farmaci epatotossici. 
  • Vaccinazione contro l’epatite A e B per chi è a rischio. 
  • Controllo del peso corporeo e della glicemia. 

La sinergia tra prevenzione clinica e abitudini corrette è la strategia vincente per proteggere il fegato a lungo termine. 

Conclusione 

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La salute del fegato è un pilastro del benessere generale e merita attenzione costante. Grazie alla diagnosi precoce, all’adozione di stili di vita sani e al monitoraggio regolare tramite esami specifici, è possibile prevenire le principali patologie epatiche e vivere più a lungo e in salute. Non aspettare che compaiano i sintomi: proteggere il fegato significa proteggere te stesso.
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